lunedì 16 settembre 2013

Devi scegliere che tipo di adulto vuoi diventare



A 16 anni avevo solo sbirciato dal buco della serratura mentre adesso, ormai da qualche giorno, sono entrato a far parte ufficialmente e giuridicamente del mondo degli adulti. 

Ci rimurgino da un po' e non sono ancora sicuro che la cosa mi faccia piacere. Comunque, lasciando da parte menate varie che mi passan per la testa, in concreto, in questi giorni m'ha preso la voglia (non so perché) di rileggere alcuni temi scritti alle elementari e alle medie, che il mio vecchio ha conservato (quelli che ha potuto).

Tra i tanti ce n'è uno che m'ha colpito, non per come scritto, ma perché... 

OK, lo posto (così come da copia e senza correzioni) insieme al "giudizio" della prof. così vi fate un'idea di quel perché con i puntini di sospensione.
Prima però il contesto di quei giorni (che ho ricostruito con l'aiuto del vecchio), perché altrimenti si rischia di non comprendere l'intera faccenda: c'era stata qualche giorno prima la morte di un poliziotto durante la trasferta di una partita di calcio e la città era in subbuglio per l'accaduto e per le ritenute "aggressioni e ritorsioni" della polizia.

Ecco il tema che dovevo svolgere a casa.

Traccia: 
Racconta o inventa un episodio in cui sia presente un "comportamento infame".

Svolgimento:
Mi dispiace molto, ma non sono capace di raccontare un episodio riguardante un comportamento "infame". La parola infame mi fa pensare a qualcosa di molto brutto, ma che non riesco a definire. 
Ultimamente, in televisione, dopo la morte del poliziotto allo stadio di Catania, la parola "infame" percorre la mia mente in continuazione e io non riesco a pensare ne ad immaginare un episodio che mi evochi il significato di questa parola.
A casa, oggi ho sentito che il sindaco di [...] ha ordinato la rimozione delle frasi scritte sui muri contro i poliziotti: molte di queste frasi contenevano la parola "infame". Quindi, solo da ciò si capisce che la parola "infame" supera ogni limite e ogni immaginazione ed è impossibile descriverla con un qualsiasi evento inventato, ancor più nato dalla fantasia di un bambino.
Io ho anche provato a cercare sul vocabolario questa parola, ma non ho capito quasi per niente ciò che vi era scritto, tranne che la persona infame fa cose orribili, sleali ed è anche traditrice. Una persona così è impossibile che nasca dalla fantasia di un ragazzo e, di conseguenza, una storia con essa.
Sarebbe meglio che l'effettivo significato di questa parola non venisse rivelato a nessuno, facendo così in modo di non stimolare quelle fantasie che, prima o poi, diventano realtà.
Quindi mi dispiace, ma non sono riuscito ad usare la mia fantasia con lo scopo di creare persone, ambienti e storie "infami".
Marco
Classe I A
Scuola media [...]

E questo il "giudizio" della prof.



Il contesto a cui si riferisce la prof. era una lettura fatta la mattina in classe in cui il termine "infame" veniva usato, secondo lei, quale sinonimo di "burlone". Ora, io quella lettura non ho modo di reperirla ma penso che potesse anche aver ragione, non era importante per me. Il vero punto non era se i due termini potessero essere considerati sinonimi, bensì se fosse "corretto" e opportuno far leggere e poi scrivere un tema del genere (inventando se necessario) a bambini di 11 anni in un momento in cui l'intera città era in tensione per quello che era successo e tutti (bambini compresi) leggevano sui muri la parola "infame" (accompagnata ad altro); io poi avevo mio zio che era stato in qualche modo coinvolto nelle risse della trasferta di Catania e quindi in casa se ne parlava eccome. 

Fatto sta che la mattina della consegna, tutti avevano portato un tema con scritto qualcosa su "un comportamento infame" (guarda caso a nessuno era venuta in mente la sinonimia con "burlone"), chi raccontando cose reali, chi inventando di sana pianta. Solo io mi ero "rifiutato" di scrivere sull'argomento e il mio rifiuto l'avevo manifestato non con un foglio bianco ma con le parole di un 11enne. 

Il "giudizio" che avete letto fu accompagnato da un brutto voto che ora non ricordo di preciso, ma la cosa non mi provocò particolari preoccupazioni. Quello che invece fu grave (non l'ho capito in quel momento e fu il vecchio che provò a spiegarmelo successivamente) è che quello che abbiamo chiamato fino ad ora "giudizio", era stato scritto in modo tale che fosse letto ed interpretato in un certo modo dai miei; infatti, mi fu detto espressamente di farlo assolutamente leggere ai miei genitori. Era come se ci fosse scritto: "non mi permetterei mai di fuorviare i ragazzi circa quello che è successo e succede in città. E' vostro figlio che ha capito fischi per fiaschi".

Quello che era successo in quel pomeriggio in cui ho non-scritto il tema (sempre secondo la ricostruzione di mio padre), era che io mi ero impuntato e non volevo assolutamente nè raccontare nè inventarmi cose sull'infamia. 
"Bene, consegna pure il foglio in bianco, ma DEVI spiegare alla prof. perché non hai voluto scriverlo", mi aveva detto il vecchio. "E allora glielo scrivo proprio nel tema il perché", gli risposi io. Mio padre rimase un po' sgomento ma poi annuì: "OK. Fai come credi. Io sono con te".


Perché ho raccontato questo episodio e cosa c'entra con il "diventare adulti"?

Durante la rilettura del tema e la ricostruzione dei fatti, io e il mio vecchio abbiam discusso un po' sul fatto di crescere, diventare adulti, assumersi responsabilità, inseguire i sogni ecc. Si, insomma, una pippa di più di mezzora  che però poi si è conclusa con queste sue parole:
"In fondo il trucco è semplice: devi solo scegliere che tipo di adulto vuoi diventare".
Hai detto cavoli, scegliere... e mica è così semplice. 
Però, ragionandoci mi son detto che in fondo ho tempo per scegliere e che comunque, per il momento, mi basta "conservare" in me il più possibile quel ragazzino 11enne  e nel frattempo sperare di somigliare almeno un po' al mio vecchio. 

Quando sarò grande vorrei diventare un bambino saggio e responsabile.


4 commenti:

  1. Dubbi sulla prof. e sul titolo del tema assegnato.
    Avevo scritto una risposta più lunga ma poi l'ho cancellata. Comunque sono con te.

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  2. Peccato per la risposta lunga, sarebbe stata sicuramente interessante, ma va bene anche così. Thanks!

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  3. Quell'insegnante, oltre a essere alquanto ignorante (credo che nessun dizionario al mondo possa collegare "infame" a "burlone"!) ed evidentemente non sapere cosa voglia dire "nel contesto", ha una grafia che potrebbe interessare molto al tempo stesso un grafologo e uno psicologo (per esempio l'inclinazione ora a destra ora a sinistra, la mancanza dei puntini sulle "i"...).

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    1. Io la ricordo come una buona insegnante complessivamente, ma in quella occasione credo che abbia toppato forse perché coinvolta "emotivamente" per uno schieramento che in quei giorni ce l'aveva con la "pula".
      Ma il motivo del post non è tanto l'atteggiamento dell'insegnante (può capitare di sbagliare; sarebbe meglio non capitasse, ma può capitare) quanto la miscela tra quel ragazzino 11enne coi "cosiddetti" (non so se oggi ci sono ancora. Guardo: si ci sono ci sono ☺) e il "vecchio"; forse una direzione da seguire?

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