venerdì 6 dicembre 2013

L'Universo Senza Stringhe


Ieri sera ho finito di leggere l'Universo senza stringhe di Lee Smolin. Avevo detto, tempo fa, che ne avrei fatto una relazione e oggi dovrebbe essere il giorno di mantenere la promessa.
Cosa tutt'altro che facile, il libro non è riassumibile, troppe idee dentro. Mi spiego: avete presente il dr.Trota, il suo papo, Calderoli, Gasparri, Lapo Elkann, Carlo Conti, Magalli, don Fanzaga, Moccia, Tamaro, Faletti, Volo, ...? Ecco, completamente differente. Totalmente e irrecuperabilmente. Però non è che questi qui (dai non fatemi ripetere i nomi, mi fanno male le punte delle dita a scriverli) siano tra i nostri lettori (per fortuna!) e allora mi tocca dire qualcosa.

Facciamo che diluisco, oggi ne parlo un pochino ('na frisa) e poi ne parlerò ancora. E la cosa migliore mi sembra di riportare la Wiki che in italiano è sintetica ma coglie il punto:
L'universo senza stringhe - Fortuna di una teoria e turbamenti della scienza (in originale "The Trouble With Physics - the Rise of String Theory, the Fall of a Science, and What Comes Next") è un libro del 2006 sui problemi che caratterizzano i precedenti trent'anni di sviluppo della fisica ed in particolare la teoria delle stringhe.

Il libro ha causato notevoli discussioni nella comunità scientifica culminate nel convegno intitolato "Guerra delle stringhe", il cui nodo cruciale fu il dibattito tra Smolin e Leonard Susskind.
Di mio aggiungo solo che il titolo originale mi piace di più, anche se la traduzione italiana è ottima (non ho visto l'originale). La traduttrice, Simonetta Frediani, ha una grande esperienza in questo genere, brava.

Dai, una cosa di mio devo proprio dirla: Lee Smolin lavora in un posto che sembra überbellissimo, quasi come l'Università Invisibile di Ankh-Morpork. Sto parlando del Perimeter Institute for Theoretical Physics, un posto dove si fabbrica il futuro. Ed è pieno di gente come lui, magari non lo sappiamo ancora ma da lì probabilmente uscirà il nuovo Einstein.
Perché abbiamo loro hanno un problema: le due teorie fisiche principali del novecento, relatività generale e modello standard, entrambe confermatissime da infiniti esperimenti, sono tra di loro incompatibili. Come per Highlander alla fine ne resterà una sola.

E mentre gli sperimentali (quelli del CERN che hanno trovato un bosone che sembra proprio quello di Higgs anche se proprio sicuri-sicuri, davvero sicuri che sia lui ancora non lo dicono, chiedete a Marco, quello che mi ha consigliato il libro) vanno avanti e chissà cosa ci aspetta i teorici stanno perdendo tempo su una teoria che non funziona, dice Lee.
Bisogna percorrere altre strade, incoraggiare i giovani a sviluppare idee nuove, rivoluzionarie, come è avvenuto per Einstein, Bohr, Schrödinger (quello del gatto), Feymann e altri. Invece oggi fanno carriera quelli che si accodano ai capi (dice sempre Lee); qui però io avrei un'obiezione: in una squadra bisogna essere affiatati, lo diceva anche il mister, Arrigo Sacchi, grande filosofo del calcio nostrano.
Ecco, un'altra cosa: i fisici teorici sono quasi come i filosofi (non come Brocco, comunque). E l'elenco alla fine del libro mi trova perplesso. Ma anche le idee di Einstein e Bohr, ormai vecchie mica sono semplici. E anche Copernico (che poi aveva copiato da Aristarco) e Darwin e tanti altri, siamo proprio sicuri? Sicuri-sicuri? O non è meglio fare come il dr.Trota o la Minetti?

Se piace ne riparlo, nèh.

7 commenti:

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    1. Atz! se me lo dicevi prima; sarebbe stato un titolo che spacca!
      (Bruna non so se hai visto 3 tentazioni superate, con una certa fatica).

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  2. Riparlane! Io ci capisco poco se si va nel tecnico, ma è davvero interessante sapere quale di queste teorie si rivelerà giusta, o se ne uscirà una nuova.

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  3. Amazon me lo consegna dopo il 13, dicono, e intanto sto finendo la QED di Feynman.
    "i fisici teorici sono quasi come i filosofi". Anche (di più"!) i cosmologi.

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    1. Dai, m'interesserebbe sapere che ne pensi. Per i filosofi l'ho messa in quel modo ma anche lì ci sarebbe da raccontare.

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  4. Una quindicina d'anni fa, a Stanford, seguii alcuni seminari sulla teoria delle stringhe. Al pomeriggio c'erano dei momenti di ritrovo e discussione sui seminari seguiti e sulle stringhe scoppiò una rissa perché uno si rivolse a chi aveva tenuto il seminario dicendogli che non aveva capito nulla delle stringhe. L'idea che mi feci all'epoca sulle stringhe e che mi sembra valida ancora oggi è che: i) è una teoria completamente priva di supporto sperimentale; ii) è una teoria a cui, tra gli scienziati, credono praticamente solo i teorici delle stringhe; iii) è una teoria che per essere capita a fondo richiede più di una decina d'anni di studio: chi sarebbe disposto ad ammettere che è sbagliata dopo averci investito così tanto tempo?

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    1. Very pictoresque, indeed. Come dicevo sopra, è un pò come in cosmologia: la verifica sperimentale delle teorie è estremamente difficile e remota, se non impossibile (vedi multiversi). Popper avrebbe da ridire; ma trovo comunque affascinante, da non addetto ai lavori, osservare l'evoluzione del pensiero scientifico. Per cui aspetto Smolin nella buca delle lettere, e intanto digerisco le semplificazioni di Feynman, che se poi ci rimugini sopra non sono tanto semplificazioni. E resta il fatto che per poter semplificare (ed esemplificare) devi prima aver capito molto bene la teoria e cosa sta sotto, e non è da tutti.

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