lunedì 24 febbraio 2014

Cose (di Scienza) dal Web #24


Crisi di identità (Tigri azzurre) 

[...] Siamo nei primi anni del Novecento, nell'India coloniale. Alexander Craige, un professore scozzese di logica all'università di Lahore, appassionato di tigri fin dall'infanzia, viene informato dell’avvistamento in un remoto villaggio indiano di una varietà azzurra della specie. L’uomo, ossessionato da continui sogni di tigri azzurre, decide di catturarla e si reca sul posto, dove gli abitanti sembrano volerlo tenere lontano dall'altura boscosa che sovrasta l’abitato. Fiutato l’inganno, Craige decide una notte di avventurarsi da solo sulla collina. Ciò che trova in un anfratto illuminato dalla luna non è però la tigre, ma un mucchio di pietruzze circolari, lisce e regolari al punto da sembrare dischetti o monete, dello stesso colore azzurro delle tigri dei suoi sogni. Ne prende un paio di manciate e le mette nella tasca della giacca, facendo ritorno al villaggio. [...]


I premi Turing: Maurice Wilkes 

[...] Nel 1967, lo stesso anno in cui uscì il disco "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles, venne combattuta la guerra dei Sei Giorni in Medio Oriente e Christiaan Barnard effettuò il primo trapianto di cuore della storia, l'informatico inglese Maurice Wilkes ricevette il secondo premio Turing. Questo pioniere della computazione, scomparso solo tre anni fa all'età di 97 anni, si meritò l'ambito riconoscimento per essere stato il principale artefice  di EDSAC, uno dei primi computer della storia, che entrò in funzione all'Università di Cambridge nel maggio del 1949. Cosa aveva di speciale questa storica macchina rispetto ai computer precedenti? Fu uno dei primissimi computer elettronici nei quali il programma veniva registrato nella memoria interna assieme ai dati: anzi, il primo in assoluto, se escludiamo le macchine costruite per scopi puramente sperimentali e non pratici. [...]


L'interazione tra alcol, antibiotici e altri farmaci: il citocromo P450

[...] Il fegato è l’organo deputato a trattare con le sostanze chimiche estranee che penetrano nel nostro corpo, i cosiddetti xenobiotici. Non è chiaro se questo sia un bene o un male, visto che il fegato – e non è il solo – mostra una ottusa intolleranza verso gli xenobiotici, buoni (es. farmaci) o cattivi (es. inquinanti e cancerogeni) che siano. Per lui, indipendentemente dalla provenienza e dall’utilità, se una molecola nel nostro corpo non c’è mai stata, non ha neanche diritto a restarci. Per questo si adopera per far sì che venga espulsa il prima possibile. Una maniera di raggiungere questo scopo è rendere la molecola più solubile, e accelerarne così l’eliminazione renale. Ed è proprio per aumentarne la solubilità (cit) che gran parte degli xenobiotici vengono sottoposti a un trattamento chimico forzoso – l’ossigenazione – che consiste nell’aggiunta di un atomo di ossigeno. [...]


Rotolamento di ruote

[...] Ora, il titolo di questo post sembra descrivere una cosa davvero banale. Già, una ruota rotola. Altrimenti perché chiamarla ruota? Ma la vera domanda, la domanda seria che ci faremo in questo post è un'altra: perché la ruota rotola? Infatti, potrebbe benissimo strisciare come fa ad esempio uno scatolone (il quale, no, non ruota affatto). La prima risposta che viene in mente a questo punto è: perché la ruota ha una certa simmetria circolare e quindi ruota (ammetto che, con l'esempio dello scatolone, vi ho indotto a pensare questa cosa). Comunque possiamo tranquillamente affermare che la ruota è stata costruita con quella simmetria proprio per permetterle di ruotare, questo sì. Tuttavia, una ruota e una superficie non bastano per avere una ruota che rotola, per quanto banale possa sembrare. E qui qualcuno dirà: ma certo, si pensi infatti ad una ruota sul ghiaccio!
Ottimo, ci siamo quasi. Ci siamo accorti che non tutte le superfici sono uguali. [...]


Dadi equi

[...] C’è una cosa che non ho mai capito: perché per decidere quale dei due giocatori deve iniziare a giocare a Monopoli, Risiko o simili entrambi lancino un dado, e chi ottiene il risultato più alto vince. Il problema non è lanciare il dado, il che dovrebbe in effetti dare un risultato casuale: ma capita spesso – in teoria una volta su sei, in pratica Murphy mostra che la probabilità è maggiore – che i due giocatori ottengano lo stesso risultato e quindi bisogna fare un nuovo lancio. Non potete fare testa o croce perché in tasca avete solo carte di credito? O non lo volete fare perché se quello è un gioco coi dadi, e bisogna usare per forza un dado? Nema problema! Vi do subito una soluzione possibile: uno dei giocatori lancia il dado: se è pari inizia lui, se è dispari l’altro. Certo, si rompe la simmetria: e magari qualcuno si lamenterà perché gli è stato negato il diritto costituzionale di lanciare un dado. Per fortuna la matematica ci insegna a costruire dei dadi assolutamente equi, per cui cioè valgano le seguenti proprietà:
1. Non sia possibile pareggiare
2. Ogni dado ha la stessa possibilità di vincere [...]

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